scelta della perversione, quella alla fine della vita per chi, evitata la perversione, si è però incanalato dopo il «luogo della fobia» lungo le guide delle freudiane potenze psichiche, moderando ed estinguendo, dedicando l'ira all'ambito delle questioni familiari, e il seme alla mèta genitale. Questa attenzione della «maturità» alla mèta genitale ripropone nel nevrotico un connotato della perversione, mentre l'arte richiede una sorta di disattenzione che mantiene la configurazione sia del romanzo familiare che delle teorie sessuali infantili sulla superficie fondamentale. Tiziano può rappresentare le proprie mani senza le vene che rigonfiano la pelle, senza l'attenzione che dedica alle mani dei vescovi, per i quali il «guanto» è inaccettabile e imperativa la mèta genitale, e la disseminazione sul mondo è sostituita da una specie di psicosi all'incontrario, in cui «tutto il mondo» diviene oggetto di proselitismo e di conquista e i semi sparsi si raccolgono in messe. Se i figli dell'artista soggiacciono alla sua arte e quelli dell'artigiano sono trattenuti nella bottega paterna, il mondo abitato è la geografia domestica del cattolico. La mèta è rassicurante, ed è ciò che sta al termine delle guide delle potenze psichiche, al di là del velo sulle passioni. Anche la latenza varia secondo il rapporto che il soggetto mutante intrattiene con la superficie. La latenza può diventare non il sollievo temporaneo e necessario dal trauma, che dà alle teorie sessuali infantili la possibilità di radicarsi nell'inconscio, ma il preludio di un offuscamento, di una rinuncia, per troppa paura dell'angoscia e della lotta, allo scontro ma anche allo sfruttamento dell'handicap. L'ottundimento che la «ragione» della mèta genitale contro le «teorie» comporta, è in egual misura seppure con diversi simulacri di rappresentazione, della nevrosi ossessiva e dell'isteria. L'ossessivo vive in un brandello di geografia, senza che questa possa essere né una scoperta né un viaggio, la frontiera è il limite in cui 46
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