nimo e pieno di limiti di animato e inanimato, ed è l'essere uguali per tutti delle teorie sessuali infantili che consente al soggetto di farsi un pensiero e una vita propri. Nella mappa delle colline di Firenze si è cercata a lungo la firma del mostro. Ma nell'opera di un autore le ripetizioni, le varianti, l'intaglio stesso della lettera su cui si arrovella, la consonante senza vocale, rende il nome impronunciabile ma non invisibile. Il nome porta il marchio dell'origine e per questo non compare nel luogo della fobia, ma subito accanto, come nell'analisi del piccolo Hans di Freud non sul disegno della pianta del Dazio, in cui vige il romanzo familiare, ma nel profilo della giraffa cui è stato aggiunto un fapipì a segnare l'animato, Giraffe che trasporta sull'animale il cognome del padre Graf. Con il marchio dell'origine, residuo di una provenienza, di una tecnica, o della stessa ars amatoria del padre, rimane sul nome il peso di tratti caricaturali che ne fanno un carico pesante, quando non lo si divide con le cose. Così la scrittura anche quando dice io non ha un soggetto riflessivo, ma un soggetto mutante, il cui nome varia e si distorce nell'ambito della rappresentazione, il nome di Tristram che dice io nel Tristram Shandy di Sterne è la distorsione cristiana del parroco che interpreta la distorsione attuata dalla serva sul nome deputato Trismegisto, su una superficie fondamentale. Sulla superficie fondamentale si risolve il precipitare di causa ed effetto che il perverso tenta di sospendere uccidendo. C., un bambino di undici anni, nel corso dell'analisi passa quasi tutto il tempo delle sue sedute sotto il tavolo ad armeggiare con i piedi della terapeuta. «Stai tranquilla, mi interessano solo le scarpe». Ma non è rassicurante che un bambino che dovrebbe essere nella sua fase di latenza sappia invece così bene che cosa può temere una donna. « Un'analisi non si svolge sotto il tavolo, ma sul tavolo». La terapeuta, che è in supervisione da me, ritorna a 43
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==