Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

I tre ritratti hanno una illuminazione progressiva da sinistra a destra, il giovane è in piena luce. Sono da sinistra l'autoritratto di Tiziano, il ritratto di faccia del figlio Orazio, e infine, sopra al cane, quello di Marco, il nipote. La lettura che i critici hanno dato all'iscrizione è quella della vecchiaia, tempo di una vita che sta spegnendosi, che trova continuità nelle «generazioni viventi». Ma è il 1565, e il cane, umile e fedele amico dell'uomo, sottomesso al volere del padrone, è già scomparso. Il nipote Marco, il profilo in piena luce, è infatti morto dal 1561. Come potrebbe Tiziano vecchio pensare di trovare la sua continuità in «una giovane generazione vivente» quando questa è già morta? Proviamo a rivedere l'iscrizione. In alto a sinistra troviamo nel dipinto Ex praete-rito; nel mezzo Praesens prudent-ter agit; a destra Ni futuru actione de-turpet. La M che i critici aggiungono a «futurum» e «actionem» non basta a far tradurre «azione futura». Allora la M, che è quella di Marco, manca solo a «futuru». Il futuro manca di Marco. E «actione» è un ablativo: con l'azione. L'iscrizione può essere tradotta non «per non guastare l'azione futura», 34

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