Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

Contemporaneamente, anche per Freud, l'handicap si ripropone come inizio. Con Mosè e il monoteismo riesce a rovesciare la prospettiva falsata della psicoanalisi, ed è da lì che noi possiamo ripartire a rifondarla. Ma insieme la sua collezione di statuette mute riacquista la lingua. Perché Freud aveva raccolto per tutta la sua vita statuette egizie? Inspiegabile se non alla fine, con la fine. Freud che si era negato l'handicap di essere ebreo, è in · grado ora di scoprire l'equivoco che ha limitato la sua teoria. In realtà, Freud non era un «vero ebreo» era un ebreo «straniero» nato da un romanzo familiare, che è il luogo da cui è nato lo stesso popolo ebraico. L'handicap alla lingua, il freno alla diffusione, allo spargimento del seme, al far nascere figli in tutto il mondo, gli fa scoprire di parlare la lingua di un'architettura cuneiforme che punta all'origine nei cieli. La vecchiaia è un punto di vista che implica la conclusione. Monet che ha ritoccato per anni i suoi quadri, che ha scoperto come solo i «piccoli spostamenti» gli consentivano di terminare un'opera, a un certo punto si ammala agli occhi. Dopo che un'operazione ha sollevato il velo che gli aveva offuscato la vista, Monet si accorge che lo stesso velo aveva appannato i colori dei quadri dipinti. Eppure, tra tutti, quei quadri sono gli unici che non ritoccherà mai. L'handicap ha consentito una fine felice, il raggiungimento della forma desiderata. A una donna in analisi lo spostamento della trachea porta a un'operazione in cui perde una corda vocale. Da quel momento, la donna si dedica a un'attività in cui il parlare per ore a voce molto alta mette in evidenza una doppia funzione dell'handicap. La donna è riuscita a ottenere il successo nel luogo dell'handicap, ma forse il parlare troppo le ha impedito di scrivere. Se la perdita anche dell'altra corda vocale glielo dovesse consentire, sarebbe una di quelle «forme estreme dell'amore» che nel film di 31

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