Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

guerra fredda, lo zdanovismo, la fanatica illusione) la parte del cuore sulle forzature della ragione. Passavano gli anni, cambiavano studio e luoghi ma il tegamino era lì a ricordarmi che mi offriva ogni giorno la sua forma. _, Tratto e colore per svelare l'ignoto che mi coinvolgeva. La pittura, un fatto di cuore. Penso al falsario che imita senza vivere. È il cammino oscuro che porta alla creazione a caratterizzare un'opera d'arte. Il falsario razionalizza e il fiore perde il suo profumo. Gli "errori" sono inimitabili, la linea "aggiustata", il colore "abbellito". Altro esempio quello del cattivo restauratore che insieme allo sporco della tela toglie le velature. I materiali che un pittore adopera hanno importanza al fine del risultato che si vuole ottenere. Conta moltissimo sentirsi a proprio agio, l'ambiente dove si lavora è appropriato quando consente di non distrarsi, di concentrare sul dipinto ogni facoltà. Penso alle costanti dei diversi studi che ho avuto nella mia vita. Studi propriamente detti e "luoghi" (il guardaroba di quando ero ragazzo nella casa di campagna a Vanzaghello dove ho dipinto il piccolo autoritratto in giallo, 1940; la stanza gelida che dividevo con Morlotti a Porto Corsini durante la guerra; il giardino del Forte dove ho seguito a modo mio l'esperienza di pittura all'aria aperta di Raffaele De Grada; le due stanze di Melissa dove vivevo con la famiglia contadina negli anni cinquanta; il locale accanto al fienile in compagnia di Cassinari a Gropparello per molte estati e più di recente il laboratorio del ceramista Nino Di Simone ai piedi del Gran Sasso e quello di Luigi e Lilia Casarini, artigiani del vetro d'arte a Savona). Luoghi, questi e altri ancora (Valenza, Serramarina) non casuali, dove ho messo radice, senza che lo studio fosse proprio mio, frutto di personali proposte e aggiustamenti. La costante è rappresentata da un rapporto con l'ambiente del tipo "riflesso condizionato" senza impedire tuttavia che ci siano delle sorprese, nuovi motivi di interesse. L'abitudine è necessaria per scaricare tensioni; un margine di imprevisto evita l'assuefazione. 198

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