Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

rispose Prometeo dai torti pensieri, ridendo sommesso, e non dimenticava le sue ingannevoli arti: «O Zeus nobilissimo, il più grande degli dei sempre esistenti di queste scegli quella che il cuore nel petto ti dice». Così disse meditando inganni; ma Zeus che sa eterni consigli riconobbe l'inganno, né gli sfuggì e mali meditava in cuore per gli uomini mortali e a compierli si preparava. Con ambedue le mani il bianco grasso raccolse; si adirò dentro l'animo e l'ira raggiunse il suo cuore come vide le bianche ossa di bue frutto del perfido inganno: è da allora che agli immortali la stirpe degli uomini sulla terra brucia osse bianche sugli altari odorosi. La storia continua con la vendetta di Zeus, che proibisce il fuoco ai mortali, il furto di Prometeo e la doppia seconda vendetta del dio che incatena Prometeo e manda agli uomini la terribile sventura della donna . Siamo in ambito arcaico, e nessuno ha mai dubitato che Esiodo credesse nei suoi dei e rispettasse in particolare il loro re. E però d'improvviso, nella solennità delle genealogie divine, si è insinuato un clima da commedia. Prometeo prende in giro il re degli dei, che abbocca con la diffidenza e la minacciosa dabbenaggine del bullo di campagna. È lo stesso effetto di sarcasmo e di dissacrazione (la weberiana Entzauberung) che diffonde intorno a sé Ulisse alle prese con mostri primitivi, violenti ma goffissimi come Sirene e Ciclopi; e anche lo stupore un po' ottuso che produce Abramo nel Faraone o Dedalo (concorrente di Prometeo nell'invenzione delle arti in Grecia) nei cretesi. La coscienza si presenta subito come modernità, come «illuminismo», per dirla con Horkheimer e Adorno (1947 , p . 57) . 186 L'organo con cui il Sé sostiene le avventure e fa getto di sé per conservarsi, è l'astuzia. Il navigatore Odissea imbroglia le divinità naturali come - un tempo - il viaggiatore civilizzato i selvaggi a

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