Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

che diversifica Odissea dagli altri eroi in realtà non è tanto una superiore intelligenza o capacità di comprensione, ma piuttosto l'«astuzia» (metis), la capacità di inventare trucchi e stratagemmi per ottenere i suoi fini. Per capire meglio cos'è questa metis e in che rapporto si ponga con la struttura mentale dell'eroe, ci conviene paragonare due episodi notissimi e psicologicamente paralleli dei poemi omerici: la rinuncia di Achille a opporsi con le armi ad Agamennone nel I canto dell'Iliade, e quella di Odissea a punire immediatamente le sue ancelle che amoreggiano con i pretendenti nel canto XX dell'Odissea12. L'episodio che dà il via alla narrazione dell'Iliade è la richiesta di Apollo (sostenuta con le solide ragioni di un'epidemia nel campo greco) che sia restituita al padre, suo sacerdote, la fanciulla Criseide, assegnata ad Agamennone come preda di guerra. Dopo qualche resistenza, il capo della spedizione greca acconsente, ma pretende in cambio Briseide, un'altra graziosa preda che era stata assegnata ad Achille. Ne segue un alterco violentissimo, con minacce reciproche. Quando infine Agamennone annuncia che sta per prendersi la ragazza con la forza, nonostante lo «sciopero» annunciato da Achille, (Il. I, 188-193) [...] al Pelide venne dolore, il suo cuore nel petto peloso fu incerto fra due: se, sfilando la daga acuta via dalla coscia, facesse alzare gli altri, ammazzasse l'Atride, o se calmasse l'ira e contenesse il cuore. Odissea nel canto XX dell'Odissea si trova in una simile situazione di rabbia, «giacendo desto» nell'atrio della sua casa alla vigilia del combattimento e «meditando la strage dei pretendenti in cuore», mentre (Od. XX, 6-17) [...] E dalle stanze le donne 173

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