Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

una parola che esprimesse il significato di corpo in quanto tale. Delle frasi che potevano essere usate a quel tempo per corpo al posto della più tarda espressione soma, soltanto i plurali guia, melea ecc. stanno a indicare la corporeità del corpo, perché chròs è soltanto il limite del corpo e demas significa statura, corporatura e la troviamo soltanto nell'accusativo di relazione. Che in quest'epoca il corpo sostanziale dell'uomo venga concepito non come unità ma come pluralità, ce lo dimostra anche il modo di raffigurare l'uomo dell'arte greca arcaica8 • Ancora più decisiva è la differenza fra il nostro modo di pensare le funzioni mentali e quello che descrive Omero. Non che questo spazio non esista affatto. Secondo un giudizio abbastanza diffuso, i termini principali sono tre (thymos, psyche e noos), anche se è frequente il riferimento a un quarto termine phren, che si riferisce a una localizzazione nella zona del diaframma delle funzioni emotive e di pensiero. In un contesto che mira a dimostrare l'antichità del riconoscimento del carattere dualistico (anima vs. corpo) della condizione umana, ecco come Popper (1977, p. 190) analizza questa classificazione: Della massima importanza in Omero è thymos, la sostanza vitale, il soffio impalpabile dell'anima, il materiale attivo, dotato di energia, capace di sentire e pensare, che è in stretta relazione col sangue. Il thymos ci lascia quando sveniamo o col nostro ultimo respiro, nel momento della morte. In seguito questo termine subisce una restrizione di significato, così da denotare coraggio, energia, spirito, vigore. Psyche, invece, pur essendo talvolta usato come sinonimo di thymos, difficilmente è un principio di vita in Omero, come lo sarà in autori successivi (Parmenide, Empedocle, Democrito, Platone, Aristotele). In Omero sono piuttosto i poveri resti che rimangono quando moriamo[...] Il terzo termine, noos [...] è di solito reso abba167

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==