Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

sce è la mutazione che l'incestuoso, incapace di viverla come soggetto, imprime a un mondo inanimato. Non c'è più distinzione tra rappresentazione e modello, la mente cancella il proprio pensiero e l'immagine brucia la pellicola. Mentre i vetri delle finestre determinano la superficie esterna che permette lo svolgersi del film, ciò che vi si narra è il perverso che coincide con una matita che cancella. Il disegno è precluso al perverso che pure vi si dedica per nottate. Intanto nella soffitta invecchia il suo ritratto; la rappresentazione, come la fascia del bambino pollo, è la sua pelle. La sua passione è la fissità. Per il soggetto mutante la rappresentazione esterna nasce dal limite che il perverso ha rifiutato. E dopo quel primo da cui è nato lo spazio della teoria (il pensiero nasce dal luogo della fobia attraversato da una barriera visto dal riquadro di una finestra animato da un animale e complicato dal romanzo familiare e dalle teorie sessuali infantili), tutti i limiti che gli si presentano, la malattia, gli ostacoli, gli handicap, la vecchiaia, sono i luoghi di un ulteriore montaggio con cui il soggetto mutante dà l'avvio a una nuova rappresentazione. Nel 1883 Monet affitta una casa a Giverny. Vi si reca tra un viaggio e l'altro, ma non vi dipinge mai nessun quadro. Al massimo ritocca quadri già dipinti altrove. Nel 1890 improvvisamente decide di acquistare la casa e l'orto giardino che la circonda. Dopo il contratto scopre che una piccola ferrovia la chiude da un lato e subito desidera acquistare lo spazio al di là. Questo spazio diventerà insieme l'oggetto e la superficie fondamentale della rappresentazione. Un limite è nato da un atto legale, ed ecco che acquisizione della proprietà e ostacolo, ideazione e rappresentazione, architettura e natura, fanno sì che da quel momento Monet scelga Giverny come atelier e come modello. È in questo rapporto che il soggetto artista si differenzia dallo psicotico e dal nevrotico. Il soggetto nasce arti16

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