Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

sul palcoscenico seguita da un fiume di sangue. Ma dal collo mozzo rispunta la testa del figlio della colpa. La testa tagliata dell'uomo viene portata a una macchina che fabbrica matite con gommine in testa, viene trapanata, lavorata, trasformata in matita, viene provata: cancella. Di nuovo la stanza, luci si accendono e spengono, rumori. La vicina va con un altro. Ora il piccolo ha tanti piccoli singulti. Il padre decide di togliergli le fasce che lo avvolgono strettamente. Le fasce riprendono il motivo delle righe del pigiama dell'uomo, della vestaglia, del calorifero a fasce, delle fasce di calce sul muro dell'inizio, del cuscino a righine del piccolo. Prende le forbici, ma mentre taglia le fasce, ciò che si apre è il ventre, le fasce sono il piccolo stesso, non c'è divario tra le righe che segnano la storia dell'uomo nella sua architettura come nella sua psiche, e l'anatomia, tra superficie fondamentale e rappresentazione. Lo uccide colpendolo al cuore scoperto. Incomincia a uscire materia. Riappare la donna bianca del teatrino e ora lui la può abbracciare. Perché il figlio è morto? ma lo è la materia? Riappare il finestrino del treno, finestra della donna, vetro del macchinista, quadro murato della rappresentazione. La testa dell'uomo si china vicino al vetro, c'è una fiamma ossidrica, si brucia, l'immagine si schiarisce. Con la testa, brucia la pellicola. Ciò che si è rappresentato è il rapporto mancato dell'incestuoso con la rappresentazione. Il godimento suscitato nella madre ha riportato alla vita il pollo nel piatto, l'animale morto (quello vivo tutela la prima rappresentazione esterna dell'apparato psichico, nel luogo dove il bambino risolve l'angoscia e dove la fobia è strutturante di un divieto che riconosce il vivente; qui l'animale che «altrove fa paura» come dice il piccolo Hans, vicino alla barriera vigila sul rapporto uomo natura). E l'animale morto assume i movimenti dell'orgasmo: il frutto che na15

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