Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

La cicatrice di Odisseo La dissoluzione o anche la «morte» dell'io' è un luogo comune della cultura contemporanea. Quell'esperienza caratteristica e continuativa di essere consapevoli e padroni (e dunque responsabili2) di quel che facciamo, è considerata da buona parte della cultura contemporanea come un'illusione, un trucco, il risultato di complesse costruzioni linguistiche, psicologiche, sociologiche, culturali. L'io sarebbe insomma un effetto, che attende di essere analizzato a fondo nel suo meccanismo e risolto nei suoi componenti: non sappiamo esattamente come funzioni, ma riteniamo già deciso trattarsi non di una trascendenza, ma di un gioco di superfici. Su questo giudizio converge in maniera più o meno esplicita la maggior parte della filosofia contemporanea, dal neo-positivismo a Heidegger. E poi, la psicoanalisi e la semiotica, l'intelligenza artificale e le scienze cognitive, la neurobiologia e la sociologia. Non si può però non notare come questo tipo di concezione, così diffusa nella nostra cultura alta da rappresentare un vero e proprio paradigma, contrasti nella maniera più netta con l'esperienza condivisa, descritta nell'arte, discussa nella vita quotidiana, esperita nell'introspezione come realtà immediata 162

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