Dying è un'opera molto difficile. Cercar di afferrare un personaggio come Darl Bundren richiede un notevolissimo sforzo immaginativo. Lì Faulkner supera davvero se stesso. A me sembra un autentico caso di sublime letterario del nostro tempo. O, se si guarda alla poesia americana moderna, in un certo senso tutta l'evoluzione di Wallace Stevens va dai piaceri più facili che egli ci offre in "The Idea of Order at Key West" e prima ancora in "Sunday Morning", a quelli molto difficili di "Notes toward a Supreme Fiction", e infine a quelli immensamente difficili di "The Owl in the Sarcophagus". Ci si deve impegnare al massimo per tenere questo livello. Certamente c'è qui qualcosa che ha a che vedere con la nozione di agonistico come la propongono Burckhardt e Nietzsche, dai quali l'ho ripresa. C'è una specie di unità di misura standard che parte da Platone e attraversa tutto il pensiero occidentale, che fa sì che noi implicitamente chiediamo a un'opera letteraria di rispondere alla domanda: «Più di, uguale a, o meno di?» Alla fine, la risposta sta nella forza di persuasione che fa sì che il lettore dica: «Son disposto a sacrificare un piacere più facile per una cosa che mi trasporta oltre me stesso. » È sicuramente questa la differenza tra Thelew ofMalta di Marlowe e Il Mercante di Venezia di Shakespeare, dramma enigmatico e secondo me per molti versi ineguale. Barabba mi procura un piacere molto più intenso che non l'equivoco Shylock, ma sono ben consapevole del fatto che il piacere che mi viene da Barabba è un piacere più facile, mentre la difficoltà con la quale arrivo a provar qualche piacere nel leggere o nel vedere Shylock dipende da altri fattori, che vengono ad interporsi tra me e la comprensione del sublime shakespeariano. L'intera questione del quinto atto del Mercante di Venezia è secondo me un test stupefacente di quello che chiamerei il sublime in poesia. C'è tutta la fatica del mettersi in sintonia. I. Ultimamente lei ha portato a termine un program159
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