Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

racconti la storia dello psichiatra anziano oggetto d'ammirazione da parte dello psichiatra giovane, il quale gli domanda: "Ma come fa ad avere quest'aria così fresca, così tranquilla, così esente da preoccupazioni, lei che ha passato la vita, e consumato le forze, stando seduto ad ascoltare le disgrazie dei suoi pazienti, come faccio io ogni giorno?" Al che lo psichiatra anziano risponde, "Semplicissimo, giovanotto: io non sto mai a sentire.» Sublime, meravigliosa, e sincera autorivelazione da parte di Reagan! Nonostante tutto l'orrore che si prova di fronte a quello che ha fatto, o che non ha fatto, come Presidente, questa sua risposta lascia senza fiato per l'ammirazione. È in questo modo che io ho recitato la parte di Falstaff. A volte capita che qualche vecchio amico, il quale evidentemente non mi conosce ancora abbastanza, mi chieda se ho mai pensato di fare lo psicoanalista. In quei casi io fisso scandalizzato l'interlocutore ed esclamo: «Psicoanalista! Ma se come insegnante lotto per smetter di rispondere alle mie stesse domande!» Sono ancora convinto di essere abbastanza bravo come insegnante, benché solo io al mondo la pensi così e nessuno certamente stia per darmi un premio, ma soltanto nei termini della grandemassima emersoniana: «Quello che posso ricevere da un altro non è mai insegnamento ma solo provocazione». Credo che il giovane, o la giovane, che stia a sentire quello che dico, dovrà per forza sentirsi provocato, o provocata. /. Si fa degli appunti per le sue lezioni? O preferisce improvvisare? B. Non ho mai preso un appunto in vita mia. Come potrei? Ho il testo dentro di me, e lo esteriorizzo in modi diversi a seconda delle occasioni. Non si può entrare due volte nello stesso testo. /. Qual è la sua opinione sui seminari di scrittura creativa? B. Suppongo che facciano più bene che male, tuttavia 153

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