Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

Wilcox: vediamo piuttosto la casa progressivamente farsi avanti come animata di vita propria. E anche la Paola Power di Hardy in A Laodicean, è una creatura opaca, enigmatica. Mentre il castello che essa abita brilla di una luce intensissima, fino all'incendio finale che lo consuma, come è della casa di Mrs. Gereth in The Spoils of Poynton. La casa, in questi romanzi di tono modernista, non dà il via ai ricordi, anche se sembra sempre sul punto di farlo. Deliberatamente si sottrae al compito di fungere da prolungamento verso l'esterno dell'interiorità del soggetto. Sempre più la casa si fa «cosa», è una delle «splendide Cose» jamesiane, nel senso che anch'essa è capace di risplendere, di essere radiosa, irradiante, come le cose. «Le cose sono radiose» (Pref a The Spoils, 173-4). La casa ha un'anima propria, una propria radiosità, come la ha quella costruita da Virginia Woolf per la sezione centrale, «Time passes», di To the Lighthouse. Così finalmente, dopo lunga e tormentata vicenda, l'immagine del monumento - cattedrale, cripta, stanza della memoria - cessa di essere tema e metafora della poesia, per diventare semplice modalità compositiva, una posa del soggetto scrivente. Una proiezione spaziale che il romanziere, nel suo desiderio di dar vita all'opera trova dentro di sé, e nella quale riconosce, proprio nella vuotezza che la caratterizza, il punto d'origine, il germe della sua visione. Proprio quello snodo spaziale - corner-stone della sua «square and spacious house» - l'artista narrativo vede piazzato: placed. La visione si è ancora rovesciata, anche rispetto a Ruskin. La memoria è ricercata direttamente nelle cose, ma non perché gli uomini le abbiano toccate, lavorate. Le cose, tutte le cose -pile of bricks, arches, literary monument - sono ora della mente. Sue strutture innalzate «with an "architectural" competence». E la parola ci passa attraverso. Attraverso le cose, prolungamento ina137

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