Heights, pur non comportando la rinuncia al punto di vista circoscritto. Rinuncia iscritta in profondità nel romanzo ottocentesco classico, alla George Eliot, cui pure James tanto deve. Dalla sua personale finestra nella house of fiction, egli vede il «soggetto» - una giovane donna, una semplice creatura, oggetto più che creatura, a mere young thing, intenta al suo destino. Una giovane donna in posa immobile, nient'altro che questo- comporsi, o «collocarsi» -place è la parola- in una «scena»: sorta di unità compositiva minima del Ritratto. «It began for him almost always with the vision» (Pref a Portrait, 42). La visione è il germe, il seme narrativo attorno al quale il romanzo si depositerà a cerchi concentrici, come la perla sulla sua ostruzione. La visione di Isabel Archer contiene e contempera i due opposti elementi della «rudimentalità» e della «originarietà». Il rudimento in un certo senso è il portato di una legge di sviluppo opposta e speculare rispetto a quella dell'embrione. «Per spiegare l'esistenza degli organi rudimentali, dobbiamo solo ipotizzare che un lontano progenitore possedesse le parti in questione allo stato perfetto, e che sotto mutate abitudini di vita, esse si siano grandemente ridotte, o per semplice disuso, o mediante la selezione naturale» (Ch. Darwin, The Descent ofMan, 1871, p. 32). Con la visione l'occhio non si trova mai in pari. Non può trovarvisi, per definizione: perché anche nell'attimo della sua epifania, il germe è già crescita, sviluppo. Non è in realtà nient'altro che sviluppo, growth. Per questo può esser visto contemporaneamente come vivido e «non collocato». Il paradosso non è più tale se si pensa ad esso come a una pura potenzialità di sviluppo. Qualcosa di piccolo e di segreto, che il romanziere vede, da dietro la sua finestra nella house of fiction, racchiudere in se stesso la potenzialità volumetrica del seme, dell'inscape mentale. Quell'aggetto della memoria, Projection of memory, dice James, il romanziere lancia nel mondo. 135
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