Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

esso lo è proprio nella sua qualità di resto decontestualizzato di una immaginaria unità perduta. Nella sua non vinta capacità di resistenza, di testimonianza di uno spirito che dal passato giunge intatto fino a noi. E che noi a nostra volta resuscitiamo dal passato, cogliendone la semplice realtà di materia redenta dalla schiavitù del tempo. Così che ogni frammento archeologico arriviamo a sentirlo come un frammento di tempo assoluto, sciolto dalla concatenazione cronologica, che senza transizioni o mediazioni, all'improvviso, simile a un fantasma o a una visione, sia apparso in mezzo a noi. È in questa qualità dell'improvviso che l'atto di memoria si pone al fondamento della conoscenza. Non la memoria platonica del mondo delle idee, ma la memoria come lavoro dell'io nella costruzione del mondo, nella apprehension del mondo. Dalla wordsworthiana «emotion recollected in tranquillity», alle due forme della memoria bergsoniana - azione e rappresentazione - alla memoria volontaria e involontaria, o intermittenza del cuore, di Proust; dalla memoria come Notes magico in Freud, ai due concetti correlati di tradizione e talento individuale in Eliot, sempre la conoscenza del funzionamento della mente si risolve nella costruzione di una teoria moderna della memoria. La teoria moderna della memoria scalza il meccanicismo delle precedenti teorie associazionastiche, che non sa dare ragione fino in fondo della connessione tra cose e pensieri, o tra cose e parole. L'attenzione si sposta dall'oggetto fisico e materiale, parola o spazio architettonico, alla sua produzione e percezione in qualità di oggetto della mente. È come un passo all'indietro: unmovimento autoriflessivo che fa nascere il soggetto simultaneamente come unità e come divisione. Uno e diviso è il soggetto che ha introiettato il mondo come memoria. L'immagine classica della tavoletta di cera non serve più a dire l'incidersi della traccia mnestica. Il notes freu128

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==