Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

ni, posti in famiglia, alloggi. La nevrosi accerchia. L'artista rappresenta su una superficie fondamentale la mutazione che il nevrotico ha fissato nella ripetizione casalinga e il perverso mima su una proprietà simulata e lo psicotico realizza nell'esplosione dell'universo. Così il romanzo nasce, e dura, finché è «senza famiglia», storia di orfani e trovatelli, o si misura come il Tristram Shandy di Sterne con il momento stesso della propria origine. È lo spostamento a far nascere insieme Tristram e il Tristram Shandy, il soprassalto per un'inopportuna domanda che la futura madre rivolge al marito (Hai caricato l'orologio?) e il disegnino che Sterne vi introduce a indicare l'a capo, una mano con il dito puntato. Il punto dell'origine trova subito accanto la sua rappresentazione e il racconto della nascita di Tristram si alternerà ai capitoli dedicati allo zio Tobia, reduce di guerra ferito «proprio lì», dove il «proprio lì» diventa un luogo, che zio Tobia architettura in fondo all'orto ricostruendo la zona in cui la battaglia avvenne. Il «luogo», che ho chiamato «luogo della fobia», è insieme anatomico e geografico. Di questi due aspetti, il primo è legato all'incesto e darà come esito i sintomi fobici che prima accompagnano poi oscurano il luogo della fobia, il secondo alla cura, quella che il bambino si offre da sé con la rappresentazione del luogo, e che spingerà l'adulto al suo ripristino. Questo duplice aspetto fa sì che quando Freud notò in un bambino il gioco del rocchetto, il lanciarlo lontano dicendo «via» per poi trattenerlo, contemporaneo alla partenza del padre per la guerra, quel «vai alla guerra», volesse con un'unica rappresentazione ordinare al padre di lasciare libero il posto accanto alla madre, ma insieme notificargli che dal suo fare all'amore era nato il romanzo familiare. Tra quel posto e questo luogo si articolano le posizioni del soggetto tra l'incipit e la conclusione dell'opera. 12

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