Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

Il verso oraziano inaugura la tradizione secondo la quale la poesia viene messa in parallelo con l'architettura relativamente alla durata nel tempo. Da Orazio, poesia architettura e memoria giungono immaginativamente congiunte fino a noi. Ma non senza che importanti cambiamenti si consumino durante il percorso. Per esempio Ruskin, nella seconda metà dell'Ottocento, lavora ancora al paragone tra architettura e poesia relativamente alla rispettiva capacità di durata nel tempo, ma eliminandone del tutto la tematica del potere eternante dell'arte. Il nesso tra la memoria individuale e la fama poetica, che motivava in profondità quel paragone presso il poeta classico, sembra per lui essersi oscurato. Nella Lampada della memoria, poesia e architettura son dette entrambe, da Ruskin, conquistatrici dell'oblio, conquerors offorgetfulness. Ma ora è l'architettura la più forte delle due, e proprio in virtù della sua materialità: the mightier in its reality. Perché è bello e confortevole, it is well, avere presso di noi non soltanto quello che i nostri predecessori hanno pensato e sentito, ma anche e soprattutto quello che le loro mani hanno maneggiato, i loro occhi contemplato, per tutti i giorni della loro vita. È evidente qui la radicalità della trasformazione del motivo della competizione fra materiali - costruttivi o scrittorii - in funzione della maggiore o minore resistenza dell'opera d'arte all'usura del tempo. Questa competizione era immanente al paragone classico tra poesia e architettura. Ora invece la partita si gioca in relazione alla qualità di memoria che rispettivamente poesia e architettura sono in grado di assicurare. Più precisamente, in relazione alla soggettiva memoria, non all'astratta durata. A turbare e movimentare quella relazione è ora apparso il soggetto. Con l'affacciarsi sulla scena del soggetto entra in azione il principio di piacere, e cade il motivo dell'immortalità poetica. Non è più la resistenza dei ma119

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