Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

obbligatoriamente la fantasia di genitori più potenti o più ricchi, non è motivato da narcisismo o onnipotenza. È qualcosa anzi che «taglia», che dà luogo a limiti e a barriere, se il bambino infatti, come Edipo, o come Mosè, è davvero figlio di re, i genitori alieni sono allora povera gente, contadini. Così un bambino adottato è il solo a pensare che i genitori che lo ospitano, qualsiasi siano le smentite che gli vengono suggerite, siano proprio quelli veri. Il bisogno di mettere una distanza, una diversione, tra sé e la propria origine, dà luogo alla prima «rappresentazione». Il bambino che assiste all'amore dei genitori immagina di vedere una lotta, sposta il sesso su un'altra superficie che non il letto, su una sorta di campo di battaglia. Sulla stessa superficie fondamentale che si appresta a ricevere la rappresentazione, è facile individuare nell'analisi dei bambini e attraverso la sua ripetizione nell'analisi degli adulti, quella che ho chiamato la «prima rappresentazione esterna dell'apparato psichico», luogo che il bambino si ritaglia, come il piccolo Hans di Freud dalla finestra di casa davanti alla quale la barriera del Dazio era in rappresentanza di un'altra barriera e di altre scansioni, nel paesaggio circostante. Questo luogo, la cui pianta è simile alla struttura complessa dell'apparato psichico, diventa la prima superficie fondamentale a disposizione di un soggetto che per riconoscersi si serve degli strumenti della rappresentazione artistica. Il pittore, il romanziere, usa gli stessi elementi con cui si forma il soggetto, solo che non dimentica la tecnica inventata. Il bambino di quattro anni costruisce dunque con pezzi di realtà come cura alla scena primaria, e taglia con la barriera del divieto all'incesto, quella di un recinto da cui si passa, come Hans, «non dall'ingresso principale», una mappa, rappresentazione esterna delle scansioni dell'apparato psichico che coincidono con l'etica che la scelta 10

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