Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

e li rende uomini di corpo gigantesco (et vires alit et immani corporum magnitudine homines efficit). E sono giunti ad avere questa abitudine di non portare, anche in luoghi freddissimi, altro vestito che una pelle... 30 Si è sempre dato per scontato che Cesare, per la trattazione etnografica, si rifacesse a Posidonio, integrato tutt'al più alla luce della propria esperienza autoptica. In realtà non c'è alcun indizio, nell'intera opera di Cesare, di adesione alla teoria geoclimatica; teoria che invece è certamente condivisa, come abbiamo visto, pressoché da tutti gli autori dell'età imperiale che hanno trattato di etnografia (ma già, fra i contemporanei di Cesare, da Varrone). La stessa distinzione fra Galli e Germani, che certamente costituisce la novità più appariscente introdotta da Cesare rispetto a Posidonio, implica una presa di distanza dalla teoria geoclimatica, per la quale i Celti non dovrebbero essere sostanzialmente diversi dai Germani, essendo collocati in un'area climatica sostanzialmente omogenea. Ma l'indizio forse più rilevante per la definizione dell'indirizzo dell'etnografia cesariana è costituito dal 1uogo citato del 1. IV, dove Cesare propone, per la caratteristica somatica più appariscente delle popolazioni nordiche, quella della magnitudo corporum, una spiegazione nettamente diversa da quella prevista dalla teoria geoclimatica: non sarebbe il clima a dotare gli abitanti del settentrione di grandi corporature, tramite il processo descritto da Vitruvio, bensì il tipo di alimentazione prevalente presso i popoli in questione, ed il tipo di vita da essi condotto. Questa spiegazione non è molto diversa, nel complesso, da quella fornita da Lucrezio per la corporatura degli uomini primitivi: nella prospettiva lucreziana è la natura a determinare (a selezionare, si sarebbe tentati di dire) le caratteristiche dell'uomo, al di fuori di ogni disegno provvidenziale ma in relazione, in qualche modo, con 88

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