Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

La concezione progressiva dello sviluppo umano, ma più in generale anche la visione dinamica della natura e dell'universo che caratterizzano l'Epicureismo, appaiono nel complesso poco compatibili con la staticità della teoria geoclimatica, anche a prescindere dalla considerazione che essa si collocava, con la sistemazione attuata da Posidonio, nell'ambito di una cosmologia di tipo stoico. Un indizio preciso della distanza della concezione derivata da Epicuro dalla teoria geoclimatica è forse individuabile in Lucrezio, che rileva, fra le caratteristiche degli uomini primitivi, la corporatura forte e massiccia: venuta dalla dura terra fuori nei campi/ la stirpe degli uomini (genus humanum) era più dura: / senza malanni del corpo/ al gelo, al caldo, a qualunque sorta di cibo/ poteva egualmente resistere, tanto I era dentro connessa di solide ossa e più grandi (et maioribus et solidis magis ossibus intus fondatum) I legata di fortissimi nervi le carni (validis aptum per viscera nervis)29 • L'immagine, di per sé, può sembrare poco significativa: enfatizza la condizione ferina attribuita all'umanità primitiva, e sembra risentire, a prima vista, dei miti relativi ai giganti che avrebbero anticamente popolato la terra. Essa si presenta in una prospettiva diversa, però, se la poniamo a confronto con un luogo di Cesare nel quale è $piegata la ragione per cui i Germani (ma in genere i popoli settentrionali) risultavano ai Romani più alti e più robusti degli altri uomini: si cibano poco di frumento, ma molto di latte e di bestiame; si dedicano intensamente alla caccia, la quale, per il genere di cibo che dà, per il quotidiano esercizio e la libertà di vita, poiché fin da fanciulli non sono educati a sottomettersi all'idea del dovere e della disciplina e non fanno nulla assolutamente contro volontà, sviluppa le loro forze 87

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