Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

freddo, e l'intelligenza tipica degli Asiatici, abituati al clima più caldo17 . In Vitruvio, ma probabilmente già in Posidonio, la medesima operazione è proposta a vantaggio dei Romani: l'Italia, collocata in una posizione intermedia fra settentrione e meridione, unisce le qualità dell'uno e dell'altro e vanta la condizione ottimale (ab utraque parte mi.xtionibus temperatas et invictas habet laudes). Essa è in grado, in questo modo, di sconfiggere con l'intelligenza l'impeto dei barbari, e con la forza le astuzie dei meridionali. Fu una mente divina a collocare la città di Roma nella zona temperata e migliore, in modo che essa potesse impadronirsi del mondo18 • L'apologia dell'imperialismo romano, con cui si conclude l'excursus etnografico vitruviano, chiarisce i risvolti ideologici e politici dell'ideologia geoclimatica ed è superfluo osservare come la collocazione geografica, chiamata a giustificare l'imperium esercitato dai Romani sul mondo assolva sostanzialmente alla stessa funzione assegnata, nelle ideologie moderne, al concetto di popolo o di nazione o di razza. Sul piano propriamente scientifico la teoria geoclimatica comportava alcune difficoltà, connesse soprattutto al rapporto rigidamente causale che essa prevedeva fra il clima e le caratteristiche etniche. Una evidente difficoltà era costituita dall'impossibilità teorica di distinguere fra le diverse popolazioni stanziate alla stessa latitudine; in conformità della teoria, infatti, esse dovevano presentare le stesse caratteristiche, essendo identiche le condizioni climatiche. È verosimile che proprio questo pregiudizio, per cui il settentrione europeo doveva essere abitato da un'unica etnia «settentrionale», impedisse a Posidonio di distinguere fra Celti e Germani, come invece fece Cesare pochi decenni dopo, indicando con precisione nella linea del Reno la demarcazione fra i due gruppi etnici. Come 80

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