«libri e racconti non di affari o commerci, ma di altre cose che certe persone avevano, talvolta, appuntato e che altre persone, ognitanto, leggevano» (CD 154). La domanda del vecchio - scrive Karen Blixen - è formulata «con pudore, finanche con vergogna, ma per una necessità profonda, in parte contro la sua stessa volontà» (CD 155). Nella Storia immortale, come già in altri racconti, Karen Blixen ragiona sulla natura delle storie. Ma qui l'indagine non occupa più lo spazio di un commento a margine - sia pure ricco di spunti come il discorso tra il cardinale e la dama. Diviene invece il motore della storia. Quel che accade ai protagonisti, il signor Clay e Elishama, Virginie e il giovane marinaio, non muove dall'amore, dal rapporto tra servi e padroni, o da altri motivi presi tra quelli che Karen Blixen esplora nei suoi racconti. A tessere l'intreccio, a costituire la perfetta ossatura del racconto è un tema altrettanto caro alla scrittrice: la natura delle storie. Tra le righe di questo azzardato - e riuscito - esperimento troviamo un altro tassello per completare un piccolo trattato che Karen Blixen ha dissimulato dentro le sue storie, e che potrebbe intitolarsi Le storie secondo Karen Blixen. A spingere passo dopo passo gli eroi della Storia immortale verso il proprio destino è il rapporto che le storie hanno con la realtà. Per molti mesi, il servo Elishama ha alleviato l'insonnia del signor Clay leggendogli ad alta voce i libri contabili. Ora però il padrone pretende da lui una storia. Elishama si ricorda improvvisamente di un piccolo foglio scritto, che gli è stato affidato come cosa preziosa da un vecchissimo ebreo. «Lo zoppo salterà come il cervo e la lingua del muto canterà» recita Elishama, fiero di aver soddisfatto il desiderio del suo padrone. Ma il signor Clay è tutt'altro che soddisfatto «Sono accadute queste cose?» «Stanno accadendo adesso?» chiede con insistenza. Naturalmente no, risponde Elishama, che ha letto al padrone 69
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