Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

nella sua biografia. Le visite di Denys Finch Hatton alla fattoria - racconta la scrittrice, in La mia Africa - si svolgevano secondo un copione stabilito. «C'è una storia per me? chiedeva lui entrando. La sera, io mi sedevo sul pavimento, le gambe incrociate come Sheherazade, lui stava lì sdraiato, attento, ad ascoltare i miei lunghi racconti dal principio alla fine» Fanno eco a questa passione le parole che il burattinaio Giuseppino Pizzuti detto Pipistrello pronuncia in Secondo incontro. Anche Pipistrello conosce tutti i segreti delle storie, li ha imparati guadagnandosi da vivere per quattordici anni con il suo teatrino: «Ciò che ho raggiunto in questi quattordici anni è la conoscenza della storia in ogni suo aspetto». Pipistrello spiega così l'amore per le storie che lui e Karen Blixen hanno in comune: riuscire a trasformare le vicende della propria vita in racconti è una grande gioia, forse l'unica felicità assoluta che un essere umano possa provare su questa terra. (C 381) Per quanto assoluto, il piacere provato dal narratore non è ancora una ragione sufficiente a giustificare l'esistenza di un'arte connotata come arte divina. Altri e ben più solidi devono essere i motivi che ci spingono a raccontare le storie e ad ascoltarle. Dietro l'arte divina del racconto il cardinale riconosce la spinta fortissima di una necessità. Abbiamo bisogno di storie, spiega il cardinale: «priva di storie la razza umana sarebbe perita, come sarebbe perita priva d'acqua» (UR 35). Il bisogno di storie è così radicale e primario da assalire anche chi non ha mai ascoltato né letto una sola storia in vita sua. Il vecchio signor Clay nella Storia immortale non sa cosa sono le storie perché non ne ha mai ascoltata una, avendo trascorso la sua vita tra commerci e speculazioni. Eppure, un giorno chiede al suo commesso Elishama se esistono sulla terra altri libri oltre ai libri dei conti: 68

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