Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

entusiasta della nuova letteratura, la dama ne descrive così gli effetti sul lettore. I personaggi vivi e umani mi è parso veramente che mi abbracciassero, e quando, leggendo a lume di candela, ho bagnato il cuscino con le lacrime di Ellenore, mi è parso che questa mia sorella, fragile e colpevole come me, avesse versato le mie. (UR 36) Mentre l'arte divina delle storie ha per obiettivo la seduzione, l'arte «umana» mira alla familiarità, all'amorosa consuetudine tra scrittore e lettore. Le lacrime di affettuosa solidarietà piante dalla signora in nero non hanno nulla in comune con il rossore che Herr Cazotte vuole accendere sulle guance di Ehrengard. Piuttosto, somiglia a questo rossore l'inquietudine che la dama aveva avvertito sul finire della storia narrata dal cardinale. Il legame già stabilito tra storia e seduzione risulta qui ancora più solido, al punto che l'una non può esistere senza l'altra. Da un lato, come sostiene il cardinale, l'affettuosa vicinanza dello scrittore e del lettore con i personaggi fa sì che la storia perde via via terreno e consistenza, e alla fine evapora come il bouquet di un nobile vino la cui bottiglia sia rimasta stappata. (UR 35) Ma è vero anche il contrario: scomparsa la storia, se ne va anche l'ebbrezza della seduzione. I personaggi «poco vivi e umani» che disturbano la dama in nero sono proprio quelli che troviamo nei racconti di Karen Blixen. Capace di spendere gli unici diecimila franchi che possiede per far arrivare da Parigi la tartaruga, le quaglie e i vini necessari al suo pranzo, Babette è un personaggio-eroe come lo intende il cardinale. Non sentiamo il calore del suo corpo, né riusciamo a fare di lei la nostra amica e la nostra consigliera. Piacerebbe forse di più alla dama in nero la cuoca di 66

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