Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

Il tema che collega questi racconti non è più il rossore, o il rapporto che lega servitori e padroni. L'attenzione di Karen Blixen è ora catturata dal motivo che spinge a raccontare una storia, e dall'effetto che le storie producono. La storia ideale risulta così incorniciata da una domanda iniziale (il «chi sono io?» pronunciato dal cardinal Salviati e sottinteso da Herr Cazotte quando racconta in una lettera la fantasticheria sulle proprie origini) e da un effetto di seduzione (che appare nella sua forma più violenta quando vediamo Herr Cazotte arrossire dopo che Ehrengard gli ha attribuito la paternità di un figlio non suo). Se l'obiettivo della seduzione è chiaro, la strada per raggiungerlo non lo è altrettanto. Lo scrittore si trova allora nella condizione di Herr Cazotte, costretto a reinventare di volta in volta le proprie strategie di seduzione? No di certo - almeno secondo Karen Blixen, che a margine di una delle sue storie ci offre un vero e proprio trattato sull'arte del racconto, e sui meccanismi che ne governano la costruzione. Qual è allora la struttura di una storia ben raccontata, la perfetta architettura che Karen Blixen, dai primi racconti fino a Ehrengard, sembra inseguire? È proprio Karen Blixen a delinearla, nel Primo racconto del Cardinale, al termine del racconto che ha per protagonista la principessa Benedetta e i suoi figli gemelli. Ad avviare il dialogo - un vero e proprio manifesto sull'arte di raccontare storie - è l'effetto che il racconto del cardinale produce sulla signora in nero. Al termine del racconto, la dama si dichiara insoddisfatta e a disagio. Secondo lei, il cardinale ha prima di tutto eluso la domanda. E inoltre ha provocato in lei una certa inquietudine. Vedo con molta chiarezza l'eroe della storia spiega la dama. Ma il mio maestro e consigliere e 63

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