Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

Ehrengard è erede di una famiglia «nel cui universo l'arte e l'artista non erano mai esistiti»). Ama le opere di Metastasio e soprattutto il castrato Marelli che ne è l'interprete. Per questo decide, contro il volere del principe suo marito, di chiamare il bambino Dioniso: «Il nascituro sarebbe stato figlio della propria madre e figlioccio delle Muse». Il rossore della principessa Benedetta è il segno di una confessione, e conferma un sospetto che già Axel aveva avanzato sui rossori di Mizzi: se «dopo cinque o dieci anni di vita coniugale, un marito avesse sorpreso la moglie ad arrossire tacitamente e con tanta intensità ai propri pensieri» (RI 142) cosa ne potrebbe concludere? Ristrutturando di continuo gli elementi dei suoi racconti-la seduzione e il rossore, i padroni e i servi-Karen Blixen sembra inseguire il sogno di una storia perfetta. Così come Herr Cazotte insegue la seduzione perfetta: la capitolazione di Ehrengard sarà il suo capolavoro. A chi gli domanda «Ma perché quello sciocco non seduce la ragazza secondo le regole, come si faceva una volta, e non si mette l'anima in pace?» Herr Cazotte risponde: «Madame, lo sciocco è un artista» (E 51). Con una mossa a sorpresa sarà invece Ehrengard a fare arrossire Herr Cazotte. Lo fa arrossire raccontandogli una storia, sia pure ridotta a due battute essenziali. «È mio figlio», dice Ehrengard di un bambino che non è affatto figlio suo. E ne attribuisce la paternità a Herr Cazotte, anche lui del tutto estraneo all'evento. Quella raccontata da Ehrengard è dunque la più tradizionale e antica delle storie: il racconto di un'origine, di una genealogia. Su Cazotte, figlio di padre ignoto, la storia produce immediatamente il suo effetto. Lo smaliziato seduttore 60 sentì un tuffo al cuore e il sangue gli montò al cervello come se erompesse dalle più profonde sorgenti del suo essere, fino a colorirlo tutto, quasi fosse un trasparente velo color cremisi. (E 98)

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