Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

Cordelia) ma egli evita di farlo, riferendosi a loro unicamente nei propri ordini, in terza persona. In questa vasta tragedia, veramente cosmologica, Shakespeare offre, nelle due figure cruciali, l'eroe tragico Lear e il brillante «malvagio» Edmund, che non scambiano mai tra loro una sola parola, un enigma del tutto deliberato. Chiaramente Edmund, nell'Atto V, scena III, non desidera parlare a Lear, dato che sta attivamente progettando l'assassinio di Cordelia, e forse anche dello stesso Lear. Tuttavia tutte le complicazioni del doppio intreccio non spiegano di per se stesse questo notevole vuoto nel dramma, e mi chiedo perché mai Shakespeare abbia evitato il confronto tra Edmund e Lear. Si può sostenere che non ne aveva alcuna necessità, ma questo dramma ci insegna a non ragionare in base alla necessità. Shakespeare è la nostra Sacra Scrittura, che sostituisce la stessa Scrittura, e bisognerebbe imparare a leggerlo nel modo in cui i Cabalisti leggono la Bibbia, interpretando come significativa ogni omissione. Che cosa ci dice di Edmund, nonché di Lear, il fatto che Shakespeare non abbia trovato nulla che essi potessero reciprocamente dirsi? Di questi tempi l'amore paterno e l'amor filiale non sembrano molto di moda tra i critici e i giovani studiosi di Shakespeare. Eppure è difficile scorgere un altro protagonista di drammi di Shakespeare tanto profondamente amato da altri personaggi, secondo la loro parte, maschile o femminile, quanto Lear è amato da Kent, Cordelia, Gloucester e ancora dal Fool, da Edgar, da Albany; Goneril e Regan, Cornwall, Edmund e lo sventurato Oswald non amano il re, ma essi sono tutti mostri, ad eccezione di Edmund, sottilmente amorale. Lear può apparire irascibile, violento, imprevedibile come lo Yahweh della Bibbia di Giobbe sul quale è modellato; ma a differenza dello Yahweh originario, egli è chiaramente stato un padre amorevole. Edmund, nonostante il suo fascino sofisticato 41

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