Elton cita un detto rinascimentale secondo il quale i bastardi, per loro destino, sono buoni, ma per natura, sono cattivi. Il bastardo Faulconbridge, splendido eroe di Vita e morte di Re fohn, non è buono per destino, ma perché è pressoché la reincarnazione di suo padre, Riccardo Cuor di Leone, mentre l'orrido Don John, in Molto rumore per nulla, è di una naturale cattiveria che appare giustificata dalla sua nascita illegittima. Elton collega in maniera sorprendente taluni aspetti della personalità di Faulconbridge e di Don John, benché quest'ultimo sia ancora più affascinante di Faulconbridge e di gran lunga più vizioso del Don Giovanni di Aragon. Sebbene Edmund, a differenza di lago, non possa reinventarsi interamente, egli è molto orgoglioso di assumersi le responsabilità della propria amoralità e del proprio totale opportunismo. Dice Don John, in Molto rumore per nulla: «Non posso nascondere ciò che sono7 », ma Faulconbridge il,Bastardo afferma: «E io sono io, comunque sia stato generato8». L'«Io sono io» di Faulconbridge si contrappone all' «Io non sono ciò che sono9» di lago. Edmund proclama allegramente: «Sarei stato quello che sono anche se a fare l'occhiolino alla mia bastardaggine fosse stata la stella più virginale del firmamento10». Il grande «Io sono» si presenta in Edmund come un'affermazione positiva, e tuttavia rimane per altri versi una negazione altrettanto grande, almeno quanto lo è lago. Ma proprio in ragione di quella istanza positiva nei riguardi di ciò che egli è, infine Edmund cambierà, mentre l'ultimo atto di libertà da parte di lago sarà quello di esibire un assoluto mutismo allorché è condotto via per venir torturato a morte. Per lago tutto risiede nella volontà, e nel suo caso ciò corrisponde al vero. Nell'Atto V, scena III, Edmund entra in scena tenendo prigionieri Lear e Cordelia. È soltanto la seconda volta che egli condivide il palcoscenico con Lear, e sarà anche l'ultima. Ci si aspetterebbe che parlasse con Lear (o con 40
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