Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

è un codardo. Hal è riuscito a convincere alcuni studiosi un po' moralisti, ma non lo spettatore e il lettore dotati di acume e vitalità. Il Fool appartiene a un mondo diverso, nel quale «matto» significa a un tempo «amato», «pazzo», «bambino» e «vittima». Il Fool di Lear è tutto questo, ma inoltre alcunché di ancora più estraneo. Quando Enrico V, subito dopo l'incoronazione, respinge brutalmente Falstaff, osserva, non senza sgradevolezza: «Quanto male si addicono i capelli bianchi a un matto e a un buffone»6 • Queste parole ci fanno trasalire (se non siamo degli studiosi moralisti) sia perché riducono il ruolo di Falstaff in quanto educatore di Hal allo statuto di «matto e buffone», sia perché quella crudele battuta fonde inscindibilmente Lear al suo Fool e, per un istante lo sconfitto Falstaff incarna questa associazione. Disperatamente chiuso nel proprio sconforto, Falstaff precipita dalla supremazia del comico a un pathos abbastanza tragico da essere analogo a quello del Fool, se non proprio a quello di Lear. È come se, in quel terribile momento, egli abbandonasse la compagnia degli eroi arguti - di Rosalino e di Amleto - per unirsi, come spirito esiliato, a Shylock e al Fool di Lear, a Barnardine, a Malvolio, e persino a Calibano. All'improvviso questo spirito grande e vitale viene a trovarsi nel dramma sbagliato, che sarà presto l'Enrico V, dove tutto ciò che può fare è consumarsi in una patetica morte. Il Fool di Lear svanisce dalla tragedia del re perché la sua tremenda conclusione mal si adatterebbe al suo personaggio. Il Dottor Johnson non poteva tollerare la visione di Lear con in braccio l'ormai morta Cordelia. Ma quanto più intollerabile sarebbe stata il vedere tra le braccia di Lear il Fool morto! Mercutio muore, e con lui un personaggio esuberante, anche se osceno, ma gioioso, esce di scena in Giulietta e Romeo. Il Fool di Lear svanisce ma la straniata saggezza della sua follia si protrae nella riapparizione conclusiva del re nella sua sublime pazzia. Non ci irritiamo, né ci meravigliamo, per i tormenti cui 38

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==