Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

l'Inferno di Blake, per cui se il folle persistesse nella propria follia diventerebbe saggio, è perfettamente esemplificato nel Fool di Lear, a parte il fatto che questo Fool è ancora più inquietante di quello di Blake. Lear lo considera amorevolmente come un bambino, ed egli è - o sembra essere - un bambino straordinariamente saggio, che però non può crescere, quasi fosse piuttosto un folletto che un uomo. Nel dramma egli fa la sua comparsa soltanto nella scena IV e, prima della sua entrata in scena, ci viene detto che si stava struggendo per Cordelia, con la quale Lear, come si sa, lo confonde nel finale della tragedia, dicendo: «E il mio povero Fool è impiccato5». A differenza di Cordelia, che, meglio di Edgar rappresenta il Cristiano naturale idealizzato, in un cosmo pre-cristiano, il Fool attua una sorta di esasperata vendetta su Lear, il quale ad un tempo sollecita le sue verità e le patisce. In modo piuttosto sottile, il rapporto tra Lear e il suo Fool è parallelo alla relazione problematica tra Falstaff e Hai, poiché sia Lear che Falstaff sono in una posizione di padri amorevoli, ma disorientati dall'ambiguo atteggiamento dei «figli» adottivi, il Fool e il futuro Enrico V. La critica ha generalmente sottovalutato la responsabilità del Fool nei confronti del manifestarsi della pazzia di Lear con la sua particolare violenza. Mentre Hal sa che rifiuterà Falstaff, il Fool è consapevole di non poter respingere Lear, tuttavia egli non può neanche accettare un Lear che si è deposto da sé, che, di fatto, ha abdicato alla paternità. Insegnare, tardivamente, la saggezza a Lear è un conto; spingere alla follia un monarca ormai vecchio e confuso è decisamente un altro conto. In effetti, il Fool contribuisce - con un certo grado di intenzionalità, per quanto repressa - a distruggere la salute mentale di Lear. Hal da parte sua, si adopera del tutto coscientemente per distruggere la leggerezza di Falstaff; ed è questa la ragione per cui il principe ha una così disperata necessità di convincere se stesso, e lo stesso Falstaff, che egli, Falstaff, 37

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