Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

dia di Lear e Cordelia; il Pool semplicemente scompare dalla scena, senza alcuna spiegazione. Io sono incline a pensare che egli trasmigri verso un altro dramma, che Shakespeare, sfortunatamente, decise di non scrivere, se si escludono, forse, alcuni passaggi del Timone di Atene. Elton osserva ancora che il Pool è «al contempo più e meno di un personaggio», il che mi sembra del tutto corretto. Shylock, Barnardine (nonostante la sua breve apparizione), Malvolio, Calibano, sono tutti grandi personaggi, ma la funzione drammatica del Pool, come quella di Orazio, è in parte quella di costituire un surrogato per gli spettatori, mediando la sublimità di Lear almeno quanto Orazio media gli aspetti sublimi di Amleto. Il Pool e Orazio, più che veri personaggi, sono presenze fluttuanti. L'unico sentimento di Orazio, al di là del suo amore per Amleto, è la sua capacità di meravigliarsi; mentre l'amore del Pool per Lear si accompagna alla sua capacità di provare terrore sia per la sorte di Lear che per la propria. Forse è perfettamente logico che la sua ultima frase (Atto III, scena IV, verso 84) sia estremamente enigmatica: «E io andrò a letto a mezzogiorno3» in risposta alla patetica affermazione di Lear: «Così, così. Andremo a cena al mattino4». Al pari di Falstaff, il Pool ha ben poco a che fare con gli orari quotidiani; la saggezza della sua follia è al di fuori del tempo. Come quasi tutte le parole di Falstaff, le affermazioni del Pool non cessano di indurci a riflettere; e tuttavia Falstaff ci illumina: è un grande maestro che ci rende più acuti e più vitali, o almeno più consapevoli del pathos che è proprio di una vitalità eroica. Il Pool ci rende invece un po' folli, anche quando punisce in modo perverso Lear spingendolo alla follia. Insegnare per mezzo della Follia, ancorché nel senso di Erasmo, significa esercitare una professione ambigua, poiché si insegna la follia come alternativa pragmatica all'inganno. La follia è una sorta di versione rinascimentale della pulsione di morte di Freud, al di là del principio di piacere. Il Proverbio del36

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