Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

nauder, et à la jeunesse de se tenir sur la reputation et sur le bon bout: elle va vers le monde, vers le credit; nous en venons» (Livre III, Ch. V) e la libertà e il piacere che si è in grado di procurarsi: «Quant à la vieillesse qu'on m'allegue, au rebours c'est à la jeunesse à s'asservir aus opinions communes et se contraindre pour autruy... A mesure que les commoditez naturelles nous faillent, soustenons nous par les artificielles. C'est injustice d'excuser le jeunesse de suyvre ses plaisirs, et deffendre à la vieillesse d'en chercher. Jeune, je couvrois mes passions enjouées de prudence; vieil, je demesle les tristes de dèbauche» (Livre III, Ch. IX). E se le leggi platoniche proibivano il pellegrinaggio dopo una certa età, perché c'era il rischio di non tornare da una sì lunga strada, egli risponde: che m'importa? «Je ne l'entreprens ny pour en revenir, ny pour le parfaire; j'entreprens seulement de me branler, pendant que le branle me plaist. Et me proumeine pour me proumener» (idem). Montaigne rivela anche un'acuta consapevolezza di ciò che la vecchiaia, momento finale della vita, consente di fare: completare ciò che si è e che si è stati. Un'ultima citazione da Les Essais può servire ad illustrare questa conoscenza di sé: «Non sono più in condizioni di fare un grande cambiamento... Non è più il tempo di divenire un altro», ma anche del compito finale: «Insomma eccomi qua a rifinire quest'uomo, non a rifarne un altro. Da lunga consuetudine questa forma mi si è trasformata in sostanza, e la fortuna in natura». Questa breve incursione nei Saggi di Montaigne ci consente di ritrovare quelli che ci appaiono oggi i nodi principali di una riflessione e di un'azione psicoanalitiche sulla vecchiaia. Mi sia consentito di elencarli per chiudere queste note: riconoscere alla vecchiaia il carattere specifico di una tappa in una prospettiva complessiva dello sviluppo umano; tener presente le vicissitudini del narcisismo del31

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