Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

dalla ferita del suppliziato Marsia. Osate guardare ciò che quel vecchio di Tiziano osava dipingere. Osiamo vedere quello che l'ottuagenario Matta, anche lui, osa mostrarci. Osiamo, come lui, prendere piacere da quello che vede e rivede sempre come la prima volta. Quelli che desiderano in grande non si stancano mai d'amare ciò che amano; ed è proprio questa meravigliosa costanza, forse d'ordine allucinatorio, che li distingue dalla massa dei cretini, che credono, o fingono di credere, che l'arte debba obbedire alle regole della morale dominante. È con l'humour, nella maggior parte dei casi, che Matta arriva ad esprimere questo «al di là della pittura e delle parole» che gli è così caro. Proprio al Musée Grevin, ad esempio, in mezzo alle statue di cera di Napoleone, di Robespierre e di Brigitte Bardot, la moglie gli ha organizzato il pranzo per i suoi ottant'anni. È stata una festa magnifica, nella quale si sono incrociati - senza parlarsi fra loro- rappresentanti di mondi estremamente contraddittori, che tuttavia costituiscono la sua cerchia di amici: ministri, direttori di musei, collezionisti, intellettuali, e persino qualche artista. Ci ha fatto omaggio, in fine di serata, di un regalo spiritualissimo: un tango indiavolato, ballato con un Monsignore dell'«Osservatore Romano», venuto appositamente da Roma per festeggiare, anche lui, il suo compagno Matta! Un'altra volta mi chiese di accompagnarlo al commissariato per un duplicato della carta d'identità che aveva perso. Aspettando il suo turno, seduto su una panca, mi raccontò di quando Lorca, incontrato in Spagna, lo raccomandò a un altro iberico, Dalì. Matta arrivava a Parigi per lavorare con Le Corbusier (aveva fatto gli studi di architettura, e imparato a dipingere all'aperto), e andò al193

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