Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

ci si affretta a sorvolarlo, il concetto dell'atemporalità dell'inconscio diventa prezioso punto di riferimento per meglio capire quali problemi singolari presenta l'esser vecchi. Proviamo a fare un solo esempio, e scegliamo, tra i tanti tabù che si ergono davanti al tema della vecchiaia, quello del sesso. Sulla sessualità dei vecchi, come d'altronde su tutto l'argomento della vecchiaia, ci sono delle credenze stereotipate, delle asserzioni condivise senza prove che le sostentino. Balint si fa pioniere, in un lavoro del 1933 (The psychological problems of growing old), della tesi secondo cui il conflitto tra pulsione e difesa, nella vecchiaia, lascia il suo posto, per regressione, al ritorno a un livello più infantile di sessualità. La regressione diventa così una variabile dipendente dalla vecchiaia. L'affermazione di Balint non trova conferma nella realtà clinica, o meglio, non trova conferma in quanto affermazione universale. Ciò che colpisce è che mentre nessun analista farebbe affermazioni con pretesa di validità sulla sessualità in generale delle persone adulte, tenendo in ragionevole conto le infinite variazioni possibili, quando si tratta della vecchiaia avviene il contrario. Tutto farebbe pensare che la regressione è una variabile indipendente dalla vecchiaia, e che molte delle asserzioni su di essa siano variabili dipendenti dal contro-transfert dell'analista, un argomento sul quale mi soffermerò brevemente in seguito. L'inconscio è dunque atemporale nella vecchiaia, tanto come in qualunque altra età; ciò che probabilmente è vero è che il contrasto tra l'atemporalità del desiderio inconscio e la temporalità dell'apparato psichico si fa sentire di più nella vecchiaia. Freud invitava i suoi lettori o ascoltatori novelli a non scandalizzarsi per la natura dei desideri rivelati dai sogni; ricordiamo che il «socio capi18

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