Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

rotti e la corruzione (specie, ma non solo, della corte pontificia) è soprattutto nella pacata insistenza su ciò che si potrebbe definire il proprio carattere che il poeta indugia. Non senza (Satira III) una preziosa sottolineatura di quale sussidio gli sia, nel conoscere il mondo e nel riconoscervisi, il dono di quella fantasia che investe di sé, non ultima delle sue mirabilia, la «geografia» del Furioso: Chi vuole andare attorno, attorno vada vegga Inghilterra, Ongheria, Francia e Spagna; a me piace abitar la mia contrada. Visto ho Toscana, Lombardia, Romagna, quel monte che divide e quel che serra Italia, e un mare e l'altro che la bagna. Questo mi basta; il resto de la terra, senza pagar mai l'oste, andrò cercando con Ptolomeo, sia il mondo in pace o in guerra; lampeggi il cielo, sicuro in su le carte verrò, più che sui legni, volteggiando. (vv. 58-66) E un'eco della liricità del poema si fa avvertire spesso in queste pacate terzine; forse in particolare, come ha osservato Cesare Segre7 , nelle «favole», o exempla, che la costellano: quella, imitata da Orazio, dell'asino e del topolino, (I); quella della «ruota di Fortuna» (III), quella del «cavallo di Mauritania» (IV), quella - salace - del sogno del «mastro geloso»; quella - celeberrima - del pero e della zucca (VII). Scrive Segre, a questo proposito: In questo arco di vita sotteso dalla meditazione possono aver respiro anche i sogni: la liricità di certe favole non è estranea od opposta alla loro funzione di apologo, ma rappresenta, della meditazione, solo il limite più disinteressato, disancorato dalle vicende; né l'esservi al centro una spintamorale puòmenomare in qualche modo la qualità poetica dell'espressione, la bellezza del sogno 179

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