Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

(vv. 233-234) Ma, come se avesse lasciato dietro di sé questa svolta, «il volger dell'etade», Ariosto non riprenderà oltre il tema, se non ironizzando su se stesso e sulla propria non spenta passione per Alessandra Benucci, nella IV Satira, la prima scritta in Garfagnana: - Guata poco cervel! - poi diria seco - degno uom da chi esser debbia un popul retto uom che poco lontan dai cinquantanni vaneggi nei pensier di giovinetto!- (IV, vv. 30-33) o ancora, nella sesta: ...Ecco pensieri d'uom che quarantanove anni alle spalle grossi e maturi si lasciò l'altro ieri! (vv. 166-168) Ricorrente sarà invece il motivo - con la sola eccezione della Satira V, indirizzata, come la terza, al cugino Annibale Malaguzzi, che si accingeva a torre moglie, tutta colorita di allusioni maliziose, e persino giocose, che richiamano - secondo un'osservazione di Cesare Segre6 - allo «stile "comico" della Commedia» di Dante - dell'affermazione a difesa della propria dignità e «libertà» di uomo e di poeta, la sua ferma volontà di non rinunziarvi in nessun caso, anche se ciò comporti una vita modesta e persino «povera»: «piuttosto che arricchir voglio qui:ete». Ma non l'avrebbe certo avuta, la quiete, di lì a poco, negli anni di Garfagnana! Del resto - e vi insiste - i suoi gusti sono frugali, le sue esigenze più che misurate: Io non ho molto gusto di vivande che scalco io sia; fui degno essere al mondo 177

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