Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

sua parte... La leggo e rileggo e m'è facile di completarla di mettere tutte le cose al posto dove appartenevano e che la mia imperizia non seppe trovare. Come è viva quella vita e come è definitivamente morta la parte che raccontai ... E so anche che quella parte che raccontai non ne è la più importante. Si fece la più importante perché la fissai. E ora che cosa sono io? Non colui che visse ma colui che descrissi... Questo attacco delle «Confessioni del vegliardo», e in particolare l'ultima frase citata, diventa una chiave, anche in forza delle contraddizioni di cui è in apparenza tramato. C'è un intervallo fra lo Zeno «che visse» (Zl) e lo Zeno che fu descritto (Z2). Il cambio di posizione fra i due pronomi («che»: nominativo e accusativo) non è senza effetto, perché è proprio questo punto che andrà rilavorato. L'unica parte importante della vita è il raccoglimento. Quando tutti lo comprenderanno con la chiarezza ch'io ho tutti scriveranno. La vita sarà letteraturizzata... Ognuno leggerà se stesso... L'avanzare della pagina instaura la preminenza del processo di scrittura - con un accenno perfino alla «voce grammofonica» («Non aprirò più la bocca e brontolerò su questa carta») «Devo pensare a scrivere per sentirmi vivo...» (è annotazione da «Il vecchione») «Perciò lo scrivere sarà per me una misura d'igiene cui attenderò ogni sera poco prima di prendere il purgante. E spero che le mie carte conterranno anche le parole che usualmente non dico, perché solo allora la cura sarà riuscita». La riuscita della cura è, almeno dal mio punto di vista, il mutare di posizione di Zl e 22. A muoverli, come ho detto è il modo di riscrivere una frase, la frase: «E ora che cosa sono io? Non colui che visse ma colui che descrissi». Con un quarto di giro grammaticale, può diventare: 167

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