Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

tantenne Zeno Cosini le cose si maturano in tante ore e tanti minuti... La lamella sensibile, che consente di percepire e registrare questo scarto e questa trasformazione, di trasferirla nella sostanza del racconto, è «l'essere vecchio»: anzi, più precisamente, è l'enunciato: io sono un vegliardo, io sono il «settantenne Zeno Cosini». L'operazione della vecchiaia è parallela, ma non necessariamente coincidente, con quella della memoria - e difatti ripristina lo spacco fra immagine e suono, fra colpo di maglio e rumore. Più che una condizione psicologica o fisiologica, è un posto. Con ironia deliziosa, Zeno-Svevo la ribattezza «sedile». Essere vecchio il giorno intero, senza un momento di sosta! E invecchiare ad ogni istante! M'abituo con fatica ad essere come sono oggi, e domani ho da sottopormi alla stessa fatica per rimettermi nel sedile che s'è fatto più incomodo ancora. «Io sono colui che scrisse» Ma poi: Zeno o Svevo? Mi accorgo di avere messo al centro di quanto ho scritto finora piuttosto Zeno Cosini che Italo Svevo, insomma il personaggio piuttosto che lo scrittore. Non si tratta tuttavia di un cedimento alla superstizione retorica (mitica), secondo cui il personaggio va a coprire, ad assorbire, come strumento d'interpretazione, il proprio creatore. Del resto, Zeno non è la rappresentazione ma l'azione dello scrittore da vecchio: da tale enunciato ho preso l'avvio e intendo continuare a muovermi. 166 Con questa data comincia per me un'era novella. Di questi giorni scopersi nella mia vita qualcosa d'importante, anzi la sola cosa importante che mi sia avvenuta: la descrizione da me fatta di una

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