Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

Tale attitudine crudele ha la vittima privilegiata in Valentino, genero di Zeno, oltretutto provvisto di una.«voce sgradevole». E non era mica una voce forte (già, che cosa era forte in Valentino?) per cui la noia di starlo a sentire era accompagnata dallo sforzo di tendere l'orecchio. E io tendevo l'orecchio con lo sforzo necessario eppoi chiudevo l'orecchio per non sentire quelle parole di cui non mi importava affatto. Con Bigioni, «il povero Bigioni», pretendente senza speranza di Antonietta vedova, il grammofono viene in soccorso di questa operazione altamente simbolica e in qualche modo «impossibile» che è «chiudere l'orecchio». Ma poi le sue confidenze si ripetevano troppo di frequente... Fermavo il grammofono se giusto lo avevo fatto andare e mi rassegnavo. A dire il vero seguivo il pensiero musicale che avevo dovuto interrompere e lasciavo che l'altro continuasse a parlare... Entrava e s'aspettava ch'io subito cessassi di suonare o di leggere. Un giorno... spazientito proposi che egli parlasse senza che io dovessi interrompere la musica... Lo invitai a parlare a bassa voce e promisi che sarei stato ad ascoltarlo sentendo ogni sua parola... Il grammofono ammutolisce gli importuni o piuttosto tutti coloro nei confronti dei quali emerge irresistibile l'eterogeneità di Zeno - così come funge da compensazione per la mancanza del violino, che Augusta ha fatto scomparire dallo studio. Ma le competenze di cui viene investito in modo visibile dal racconto, non basterebbero a giustificare il ruolo determinante che a mio giudizio vi assume, tanto da farmi azzardare in rubrica uno «Zeno grammofono», come si direbbe un «Oedipus coloneus». C'è altro in gioco. Che cosa significa «Zeno grammofono»? Significa che il 162

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