Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

matica del brano, sul contrapporsi quasi orrendo della «cartapecora dura» alla «faccia rosea» - la chiave sta probabilmente in coda al pezzo, con l'accenno alla «caricatura». La caricatura non inorridisce, non è una condanna senza scampo (difatti Zeno si sdegnerà quando la figlia Antonia qualificherà la sua vecchiaia di «disonorante»): è uno dei modi, forse il capitale, che il vegliardo ha a disposizione per scrivere la vita. Caricatura ossia riso, che è, a detta di Zeno-Svevo, «un esercizio sano, e fra gli esercizi violenti l'unico... permesso ai vecchi» Zeno è un Edipo irrispettoso4, proprio perché si considera irrispettato: Io sono un uomo che nacque proprio a sproposito. Nella mia giovinezza non si onoravano che i vecchi... Ora che sono vecchio non si rispettano che i giovani, così che io sono passato per la vita senza essere stato rispettato mai. («Umbertino») Questo riso, questa caricatura, sono l'effetto della maschera cui prima accennavo. Dietro (dentro) quella maschera, la voce di Zeno si grammofonizza. È un punto che dovrò precisare, perché mi sembra essenziale al mio discorso. La caricatura è un capovolgimento. Così la vecchiaia, che per tradizione appare un luogo cavernoso, una profondità, come lo è anche l'origine della voce, per Zeno viene a disporsi tutta in superficie. Che altro esprime, sia pure con parole diverse, l'osservazione: «I 70 anni sembrano molti quando si guardano dal sotto in su. Guardandoli dall'alto non sono nulla.» 5? Staccata dalle occorrenze bio-cronologiche, l'etichetta «vegliardo» designa una presa di posizione della scrittura, piuttosto che del tempo. Anticipo un poco, ancora una volta: il vecchio, il vegliardo, il vecchione di cui Zeno si veste è, per dirla quasi con le sue parole, non colui che visse ma colui che scrisse. 159

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==