Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

gialli, una quantità sufficiente di azzurri, per far sentire la presenza dell'aria». «Voltare le spalle a Gauguin e a Van Gogh», come Cézanne consiglia al suo allievo, vuol dire rifuggire dalle tentazioni di avvicinarsi alla dimensione dell'origine indulgendo alle seduzioni del primitivismo o lasciandosi vincere dalla follia. La via indicata dal vegliardo adolescente è quella di usare del giallo e del rosso che pavimentano i sogni, o che vi si agitano, come mattoni di una costruzione che sta in piedi proprio perché sfida le leggi dell'equilibrio e della ragionevolezza con la stessa determinazione con cui resiste alle pressioni dello squilibrio. Una costruzione inventata, come la costruzione in analisi, che non si fonda sulla evidenza della teoria genitale ma sulle assurdità della teoria sessuale. Ma le strisce non sono solo i tratti dell'antico progenitore, ma i caratteri che, sconfinando, collocano l'origine in una «razza estranea». Il riferimento ebraico nei sogni, sia di ebrei misti che di non ebrei, non è dunque da intendersi come ricerca di una vera origine. Esso è una forma strutturale del romanzo familiare dei non-nevrotici, come ha mostrato Virginia Finzi Ghisi nel suo Cefalòpodo fondando la figura dell'«ebreo straniero». E se Mosè fosse Egizio - vale per: gli ebrei sono anche loro stranieri. Il romanzo che i non ebrei si costruiscono attraverso il rosso e il giallo è in funzione del romanzo familiare e delle teorie sessuali infantili: è antigenerativo. L'ebreo ortodosso è ancora dalla parte della riproduzione, salvo per il non ebreo che ne assume l'ortodossia. Il nonno ebreo che, anche ritornando in Israele, applica alla figlia femmina la cerimonia, il Bar, destinato ai maschi, può mostrare alla nipote, che vi approda cercando la terra promessa, come questa sia invece una terra promiscua. E l'ebreo che, in Israele, è dalla parte del preservativo (il nome ebraico Pirelli gommoso e pneumatico), forse è egizio. 150

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==