Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

gilità di Ferenczi è qualcosa in cui mi riconosco. Per il secondo mi viene in mente un altro sogno in cui lei mi sfiorava il pube e mi eccitavo moltissimo anche se non avevo un orgasmo. Penso alla mia sessualità raffreddata. Penso che è mancata alla mia analisi quella erotizzazione che entra in tutti i miei rapporti. L'ultima parola è eiaculatio. Rimane invece cancellato l'aggettivo che normalmente ne accompagna la locuzione latina: praecox. Ma l'eiaculatio è precoce perché non è la propria. La precocità sottaciuta e scambiata nel sogno dei due volumi è quella antecedente da cui è sgorgata la vita. La vita psichica di Perla è rimasta improntata a una scena che è la più bizzarra e verace versione di una scena primaria. Immaginate una casa sulla collina, più in basso quella di un vecchio contadino e un'altalena su cui la bambina amava dondolarsi. Qui deve essere successo qualcosa che la donna non ricorda ma di cui dice di non aver riportato né turbamento né vergogna. Qualcuno se ne accorse e cessarono per lei le visite all'anziano signore. Di preciso ricorda solo che mentre era seduta sull'altalena comparve all'improvviso più in alto la figura di un cavallo e un cavaliere. Nell'istante di un'occhiata, l'operato di un vecchio sorpreso dallo sguardo di un cavallo determinò tutte le difficoltà della vita amorosa della donna: il suo farsi piccola al mondo ordinato della copula per espandersi nello spazio dei sogni dove il miscelarsi dei colori diffonde le silenziose ondate della creazione. L'altalena con cui Perla sorvolava la barriera del luogo della fobia ne ha reso quella che Virginia Finzi Ghisi ha chiamato la «barriera molle» fin troppo malleabile. La tecnica di Perla è fissata lì, in un plasmare forme, ma la rappresentazione in cui la presenza dell'animale, in alto, è pur sempre sovrastata dal cavaliere, le impedisce di godere della realizzazione della propria creatività. 141

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