Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

L'appartamento sulla cui decorazione lavora da anni riproduce lo sbilanciamento dell'altalena e si allunga accanto alla proprietà vicina la cui turbolenza lo minaccia. La pittura di Cézanne non è diversa. Qualcosa di sbilanciato nelle sue figure, come quella della modella con la caffettiera, ci porta a notare un dondolio simile a quello dell'altalena di Perla, un dondolare che resta invisibile nella giovanile Casa dell'impiccato e che nel tardo Pino risponde al timore espresso in una lettera: «Il grande albero che mi piaceva tanto ritrovare giocando, un pino sospeso sull'abisso, esisterà ancora?». Il pendio sempre rimirato della montagna Sainte-Victoire come le schiene slanciate in avanti delle grandi bagnanti, ricavate dalle pietre di antiche sculture, tratteggiano una sorta di geologia della libido, la subduzione che, resa solida, quasi pietrificandola, la fluidità della praecocitas (si pensi alla pennellata filante di opere come Pomeriggio sull'erba o Colazione a Napoli rispetto al costruttivismo più maturo), fluidifica la secchezza un po' arida della tarditas. L'immagine che ci rimane di Cézanne, fissata dalla sua fotografia davanti alle Grandi bagnanti, è quella di un vecchio. È come se Cézanne fosse sempre stato vecchio o se quella del vecchio fosse la posizione che egli si è scelto per una ragione di necessità intellettuale. Qual è dunque l'utilità della vecchiaia? Nel Cato Maiordi Cicerone c'è un punto in cui lo scrivente dice Ego ed è il punto centrale, centrale come la posizione di Cézanne nella foto davanti alle sue bagnanti, dove viene a reggersi l'equilibrio del soggetto: «Ego Quintum Maximum, eum qui Tarentum recepit, senem adulescens ita dilexi ut aequalem... ». La strategia per cui Quinto Massimo fece cadere Taranto e su cui si fonda la parità del giovane e del vecchio è la strategia del temporeggiare. In che cosa la lentezza, il prendere tempo sia di vantaggio a un giovane cui il fervore del san142

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