Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

giando. Poi arriva un bambino che scende dall'alto di una macchina che ha una parte sopraelevata. Lui passa sotto la macchina e si presenta. Io gli do una matita, badando di non ungerla con le mani. La matita è temperata e mi fa pensare alla temperanza. Lei gli porge invece la sua penna: sfila il cappuccio e gliela dà. Noto il bagliore del pennino dorato. Penso che questo riguardi il fatto che forse lei è ebreo e circonciso. La donna gli ricorda tutte le donne che hanno accompagnato la sua analisi, mia moglie, la sua (che preme perché lui la interrompa e si assuma responsabilità di capofamiglia), le sue figlie. In questo che più che un sogno di fine analisi è un segnale di elatio, di esaltazione soggettiva per un gradino che ha regalato al paziente un momento di grande soddisfazione lavorativa, notiamo che i due colori (Paolo Rossi e la penna dell'analista) scrivono una fine blandamente derisoria che elude ancora una volta il significato della nota di falsificazione, il bagliore «dorato», relativa ai conti ancora da farsi, e anzi vistosamente camuffati dal pomposo ruolo di capofamiglia, con l'erroneità necessaria delle teorie sessuali. Il festeggiamento con qualcosa di spumeggiante che si riassume nel titolo della trasmissione di Paolo Rossi «Su la testa» sembra temperato dalla circoncisione. Ma ancora una volta il giallo è ambiguo, dorato. Evìta aveva sognato la nonna materna. Le faceva il riassunto di storia. Aveva un libro e le riferiva sulla storia. Provava un grande piacere. Nonna importante, bisognava dirle la verità e amava la bellezza (tra le nipoti, lei era considerata la brutta). Si interessava agli studi, ma non dei voti. Le interessava il modo di funzionare dell'intelligenza. In precedenza aveva sognato l'altra nonna, bigotta e ipocrita, che le intimava «apri Vitina!». Lei stava chiusa in casa con l'amante. Riparlando del sogno nota che il libro era giallo, un giallo crema però, come sbia139

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