Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

fatto di cemento. Non vanno al paese e lei propone di andare a Perugia dove tempo prima aveva visto una mostra dedicata al poeta omosessuale Penna. Dice che per tornare occorre ripassare da Riccione, dove la famiglia ha una casa, contando sull'ignoranza in geografia del padre. Torna a Riccione, c'è un cavalcavia, poi un passaggio con un uomo che ferma il traffico con un cartello rosso. L'uomo mostra in seguito un cartello giallo che vuol dire che si può passare. A casa la madre è stanchissima anche perché deve trasferirsi, devono venire degli inquilini. Lei l'aiuta a muoversi ma invece di uscire dalla porta esce dalla finestra. C'è una moka sul fuoco. Il caffè è già uscito e succede che continui a spruzzare dell'acqua. La porta sul comodino. L'eiaculazione continua della caffettiera sta a significare la perennità del fluire del plasma germinale che, da antichità archeologiche, attraversa le generazioni e trasforma le persone, il padre nel fratello nella madre. Nel nome del poeta, la penna raccoglie il traffico errabondo cui il rosso e il giallo fanno da freno e da incitamento. «Considero la mia analisi finita». Apre così, il paziente della falciatrice a motore, di cui ho parlato, una sua seduta estrapolando la frase dal sogno che racconta. 138 Sono vicino a un tavolo. Dietro c'è lei in una posizione sopraelevata, su un gradino. Le dico: «Considero la mia analisi finita» e le spiego che la cosa consiste nel fatto di poter poggiare su un gradino, o nell'aver fatto un gradino. Lei si alza con aria esultante e dice «Bisogna festeggiare!». Si avvicina una donna che era presente con un vassoio di dolci. Io però mangio del bertagnì, mi viene il termine dialettale1 un cibo del tempo di guerra, dello stoccafisso. E fitto, duro e mi ungo le dita. Fa irruzione Paolo Rossi, un comico che mi piace perché il suo umorismo è privo di scherno, è etico. Lei gli dice: Ma come! non vede che stiamo festeg-

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