Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

gnificante ebraico un tratto comune dell'apparato psichico. Sognare di prendere un taxi, collezione di tratti di universalità, è sognare la stirpe, una discendenza che sia, o sia diversa da, una discendenza psicotica. Il passaggio decisivo di questo bilico sembra essere la riabilitazione dei nonni di fronte ai padri. Una riabilitazione, nei sogni, amorosa, assistenziale, fisica; i nipoti sostengono la vite cadente dei vecchi, in realtà cercando da questo contatto, fisico (ricordate il nipote della nonna del Friuli: «le fa toccare gli acini»?), una sorta di rigenerazione dalla scossa annichilente del confronto col godimento del padre. Scendere nel «carro», chiamare un taxi, comporta un abbassamento di quella che un mio paziente argentino chiamava !'«esigenza», la richiesta cioè di un amore totale e falciante, senza riguardo per persone o cose. Ma ogni volta che l'ebraismo coincide con la «patria» è necessario lo scambio con il veicolo rosso. Evìta, ebrea secondo la linea materna, che pure mostra di essere avvertita della necessità di discendere dal culmine paterno, scambia il veicolo giallo con quello rosso. «Nella notte tra sabato e domenica», Evìta sogna di scendere dalla montagna. Un'altra macchina, nel superarne una ferma, le va addosso. Questa macchina è gialla, la sua è rossa. Guida la macchina che le va contro la signora Elena B. che, pur avendo lo stesso cognome da sposata dell'analizzante, non è «nostra» parente e che si chiama anche Pirelli. Viene un vigile e lei dice di chiamarsi C. Ha uno zio C. molto influente nel paese di montagna. Ma C. è anche il cognome, ebraico, della madre. In questo caso è il rosso cattolico della discendenza dal godimento del padre, che pure suscita l'impatto distruttivo, a servire ad Evìta per la formazione di un romanzo familiare che la sposti fuori della «parentela». Tempo e luogo dei sogni non sono mai dati senza importanza. I sogni che avvengono nella notte del sabato, 131

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