Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

lasciato ripudiando la religione della sua infanzia ma anche del padre che la madre ha cacciato di casa quando Daria era piccola. E la polvere rossa evocata a un certo punto nel sogno è la spia che tutto il sogno, e il passaggio all'atto che configura con la successiva fuga in Israele, vortica in realtà intorno all'incipit cui il perverso si riconduce incessantemente dell'eiaculazione che lo ha gettato nel mondo. La metropolitana, nel tratto che va da Amendola a Lotto verso lo stadio, viene fuori all'aperto come in certi punti in Inghilterra. È diversa però, è un pullmone giallo che passa in una strada di casette bianche, gialle, azzurre, misere, polverose, da terzo mondo. All'interno c'è la zia Myriam, sorella di nonno Joseph, deputato, amica di Golda Meir, e strani personaggi, giovanotti bellissimi, tutti eleganti in un'atmosfera alla Thomas Mann, che sto leggendo. Questo pullman è come sollevato nell'aria. Fuori dal finestrino vedo mia madre. Mi affaccio e la vedo con degli occhiali cerchiati di metallo lucido, con dei brillantini. Mi sembra stia piangendo. Penso che è naturale essendo tornata in Israele da zia Myriam. Voglio scendere ma ho paura di precipitare. La zia mi incita a osare: Devi farcela da sola. Tento e tocco terra dove trovo una macchinina rossa. Salgo e la macchina, che va da sola, mi conduce in posti bellissimi, a Tiberiade, dove vedo sollevarsi della polvere rossa. Desidero la terra, essere attaccata alla terra. Come interpretando la mia volontà la macchinina mi porta da Jacob, in un giardino bellissimo. Come ho già detto, Jacob, giardiniere amico del nonno Joseph, poteva accedere alla biblioteca, ricca di libri antichi, ma non entrare in casa. Anche la figlia Lisa, coetanea e amica della madre, restava al di là di un cancello chiuso. Daria sembra essere «tornata in Israele», che però da 129

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