Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

I soggetti di origine ebraica sono nell'impossibilità di dirsi ebrei. Non possono però neppure dirsi non-ebrei. Discende da ciò che in analisi ogni discorso sulla questione ebraica è destinato a cadere nel vuoto, a suonare irrimediabilmente falso. La presenza di campi-di-colore nel sogno rivela però un procedimento paradossale attraverso il quale si afferma tacitamente la «purezza» della propria origine. Se chi era ebreo veniva selezionato per il campo allora deve valere anche il contrario, che chi entra nel medesimo campo deve potersi definire ebreo. Come avvenne per alcuni che pur non essendo ebrei condivisero la sorte degli ebrei nei lager, non è tanto da ritenersi che chi è ebreo deve essere destinato al campo, quanto che chi entra nel campo deve poter essere riconosciuto ebreo. L'abbattimento del luogo della fobia illustrato dai pavimenti di piastrelle gialle e rosse ha a che fare con un tratto particolare di ignominia al quale si identificano anche persone che non hanno in realtà avuto niente di ebraico nella loro origine e nella loro storia. E così, mentre Primo Levi e Bettelheim pongono fine con una morte particolarmente crudele all'equivoco che per essere loro usciti vivi dal campo inficia in un certo senso la verità della loro origine, un intellettuale come Woody Allen si scuote con la violenza dello scandalo dalla confusione, analoga a quella del sogno del lampadario di Daria, in cui rischia di affogarlo la catena di adozioni multirazziali di Mia Farrow. La scelta di Allen è quella che muta di segno alla promiscuità: alla promiscuità come miscela di sentimentalismi e umori familiari, dilatazione dei «valori» della famiglia (e delle potenze psichiche) su scala mondiale, Allen oppone la provocazione di esplicitarne il carattere incestuoso. Mi viene a volte da pensare che la coincidenza dell'avvento del nazismo e dell'uscita nello stesso anno 1933 di un film come Partita a quattro di Lubitsch, un film che presenta le vicissitudini di un sodalizio erotico e intellettuale che viola i confi124

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