Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

In una successiva seduta, parlando della morte del padre, dice: «Il vuoto che mio padre ha creato» invece di «Il vuoto che mio padre ha lasciato». Poi si occupa della propria identificazione con la madre. È come se alla scomparsa del padre fosse stata «inserita come un pezzo in sua madre». Aveva sofferto non per suo padre ma come una donna che ha perso il marito. Parla dell'aggressività: è come se fosse arrabbiata con qualcuno per la rabbia e l'aderenza alle cose che le hanno tolto. Ricorda il giorno in cui la sua «madre di scorta» tornò in tutta fretta perché era scoppiato un temporale e lei ne avrebbe avuto paura. Invece era alla finestra tranquillissima. Il collegio, dopo i primi giorni in cui aveva pianto e gridato incessantemente, aveva spezzato la sua resistenza. I temporali, con le precipitazioni e i fulmini sono il cielo che cade sulla terra. L'antica paura dei temporali si collega alla paura che il cielo precipiti e la casa crolli, che il rombo di Dioniso si abbassi nell'accettazione materna del coito. Il collegio ha funzionato come una potenza schiacciante che ha determinato il crollo delle teorie sessuali infantili, sostituendole con uno zelo che le permetterà di essere un'ottima organizzatrice pur di non realizzare le sue potenzialità più creative. La paziente che si è ritrovata come una moglie abbandonata ha intravisto nel «vuoto» che il padre ha creato l'esistenza della vagina e l'assoggettamento al vincolo della generazione. Simile a quello di Pia è il sogno di un'altra donna, pure di origine ebraica, per parte di madre nel suo caso, che si avvia alla quarantina cullando, più che il desiderio di unirsi a un uomo e concepire un figlio, una confusa fantasia di riproduzione. Di autoriproduzione si potrebbe dire dal momento che sia sua nonna che sua mamma, con la quale vive, sono fiere di non aver perduto la loro verginità 120

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